
L’uomo vitruviano di Leonardo corrisponde all’Uomo Universale delle dottrine esoteriche. Ciò significa che ancora agli inizi del XVII secolo era riconosciuta una forte corrispondenza simbolica tra il microcosmo umano ed il macrocosmo celeste, (da Robert Fludd, 1617).
Secondo Renè Guenon, nelle dottrine esoteriche la realizzazione dell’Uomo Universale trova la sua naturale formulazione in un segno che, in quanto direttamente collegato alla tradizione primordiale, ha avuto un’amplissima diffusione anche nell’arte figurativa. Si tratta del segno della croce, che rappresenta perfettamente il modo in cui ogni essere umano che è alla ricerca del perfetto equilibrio degli “stati dell’essere” può trascendere la propria individualità (Guenon, 1988). Con il suo gesto l’Uomo Universale si espande nelle quattro direzioni dello spazio, nel senso dell’ampiezza (le braccia rivolte all’esterno alla ricerca del punto di massima estensione, a cui corrisponde il massimo sviluppo delle potenzialità fisiche dell’uomo) e dell’esaltazione

I due antropomorfi del Masso di Cemmo 2 non stanno compiendo alcun atto tecnico, nessun particolare li distingue uno dall’altro e l’assenza di un piano di campagna autorizza la loro attribuzione ad una dimensione spazio/temporale assoluta (periodo IIIa dell’arte rupestre camuna (2800-2500 a.C).
(l’estensione verso un superiore livello di esistenza si trasforma in un processo di ascesi). Anche se il gesto dell’Uomo Universale fa parte dell’inesauribile repertorio di possibilità gestuali di cui il corpo può disporre in ogni luogo, tempo e circostanza, nell’arte rupestre della Valcamonica la posa gestuale delle braccia orizzontali compare successivamente rispetto al gesto dell’Uomo Cosmico (adorante). In questo specifico contesto culturale l’Uomo Universale diviene dunque l’espressione di una nuova condizione esistenziale, di un nuovo modello di umanità, che ha rielaborato l’idea di trascendenza aggiungendo una nuova modalità di approccio al sacro: la frontalità.
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