Il Gioco del Mondo e le basi cosmologiche per lo studio dell’Iconografia Preistorica

da | Ago 9, 2018 | Senza categoria | 0 commenti

“L’uomo preistorico – dice Andrè Leroy-Gourhan – non ci ha lasciato che messaggi frammentari. Può darsi che, al culmine di un lungo rituale, abbia deposto al suolo una pietra qualunque e su questa abbia fatto l’offerta di un fegato di bisonte arrostito sopra un piatto di corteccia dipinta con l’ocra. I gesti, le parole, il fegato, il piatto, sono scomparsi; quanto alla pietra, solo un miracolo ci permetterebbe di distinguerla dalle altre sparse tutto intorno” (A. Leroy-Gourhan, Le religioni della Preistoria, 1979). 

inauguratio

tridimensionale unerso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A sinistra: l’antico rituale romano dell’Inauguratio (cerimonia di fondazione della città), mediante il quale il sacerdote celebrante (Augure) plasma la realtà sulle leggi sacrali del Cosmo, instaurando una corrispondenza concreta tra  il Cielo, (Templum Celeste), la Terra orientata dagli assi stradali (Templum Augurale) e il mondo infero, nella cui profondità, in corrispondenza degli assi stradali, sono stati infissi 9 cippi, ognuno dei quali intestato ad una divintà ctoniaLa tri-quadri-partizione del Cosmo (quattro e non tre, perchè oltre al cielo delle stelle fisse esiste anche il cielo contiguo alla terro, luogo di manifestazione dei segni) costituisce la premessa fondamentale per la comprensione del significato del “Gioco del Mondo” (da Gottarelli). A destra: La struttura geometrica dell’Universo così come è ricavabile dallo schema dell’Inauguratio : il cubo, la terra,  orientato verso i punti cardinali, sormontato da una semisfera, il cielo (da Snodgrass 2008). Partendo da questa ipotesi, attraverso l’analisi del cerchio, della croce e del quadrato, è possibile un nuovo approccio cognitivo allo studio delle rappresentazioni geometriche, così frequenti nell’arte rupestre geometrica, e la comprensione del Gioco del Mondo.

Le parole di A. Leroy-Gourhan la dicono lunga sulle difficoltà che lo studioso di Iconografia Preistorica deve superare nel tentativo di analizzare e comprendere – leggasi: interpretare – l’immenso patrimonio di immagini che l’uomo preistorico ci ha lasciato. Dal punto di vista di danzadelleorigini il padre di ogni quesito è:  con i criteri di indagine a  nostra disposizione, è possibile conseguire un’adeguata comprensione delle immagini di danza che l’uomo ha inciso o dipinto migliaia di anni fa? Il quesito è davvero formidabile, perchè ciò che vale per la danza non può non essere esteso a tutte le classi di rappresentazione (scene di caccia, agricoltura, lotta, rappresentazioni geometriche e planimetriche, figure di capanne, armi, animali, ecc.) che condividono la stessa tecnica figurativa, lo stesso supporto, lo stesso pensiero. Nell’ultimo quarto di secolo la questione del significato ha condizionato profondamente l’attività degli studiosi, molti dei quali, analizzando un elemento figurativo alla stregua di ogni altro reperto archeologico, si sono trovati a dover sottoporre i documenti artistici agli stessi criteri empirici utilizzati dalle scienze naturali. Proprio la prassi scientifica, che è disposta a riconoscere il valore di un’ipotesi soltanto a condizione che risulti “verificata” da prove empiriche, ha pertanto degradato gli studiosi di arte preistorica a semplici funzionari incaricati più al rilevamento ed alla catalogazione delle immagini che alla ricerca dei significati. Trovandomi nella meravigliosa avventura di studiare il Gioco del Mondo, un antico gioco profondamente radicato nella tradizione occidentale, ho avuto modo di testare gli umori di questi “scientisti”. Secondo la mia ipotesi, le geometrie del tracciato sul quale ancora oggi i bambini compiono i loro salti, sono espressione di un antichissimo sapere cosmologico ampiamente documentato dall’arte preistorica. In base alle sue geometrie, il tracciato A del Gioco (vedi immagine sotto) è una rappresentazione dell’universo suddivisa verticalmente nelle sue parti: il cielo delle stelle fisse (il cerchio in alto), il cielo intermedio (spazio dove,  con la caduta dei fulmini, il volo degli uccelli e altre manifestazioni naturali, è possibile “leggere” la volontà degli dei), la terra (il quadrato), il mondo infero. Questi elementi, che fanno parte di un sapere cosmologico già noto agli archeoastronomi ed agli studiosi delle antiche religioni, hanno consentito di comprendere la struttura degli spazi sacri almeno a partire dal primo Neolitico Balcanico (VII-V millennio a.C.) e dal Megalitismo europeo (ad esempio, Crucuno-Carnac, 4000 a.C. e Stone Henge, 3100 a.C.). Tali elementi sono presenti anche nelle strutture templari dell’Antico Egitto e di Babilonia, nel tempio etrusco-italico e in quello indù, fino alla struttura delle chiese romaniche e gotiche (ca. XIV sec. a. C). La mia indagine perviene alla conclusione che queste antichissime geometrie sono state “congelate” nel tracciato del Gioco del Mondo probabilmente insieme alle regole ancora oggi in uso mentre si gioca. Cosa accade “veramente” quando, dopo aver lanciato il sassolino, il bambino salta da un riquadro all’altro, cioè si muove da una regione del Cosmo all’altra, al fine di recuperare il sassolino e riportarlo indietro al punto di partenza? In quale stranissima deambulazione è coinvolto il giocatore? Quale funzione simbolica è affidata al sassolino? Quale significato possiamo attribuire al gioco nel suo insieme? Storici delle religioni come M. Eliade e J. De Vries hanno riconosciuto nel sassolino il simbolo dell’anima umana, ma non sono stati poi capaci – anche per la difficoltà di accedere ai dati presenti nelle immagini ma nascosti ai nostri occhi –  di svelare per intero l’identità del gioco. Il fatto che il giocatore attraversi saltando (saltare = volare?) i riquadri del tracciato (le parti del Cosmo?) al fine di recuperare e riportare indietro il sassolino (l’anima umana?), mi ha indotto a individuare nel personaggio che nel gioco si muove saltellando la figura dello sciamano, che nella società preistorica e “primitiva” ha sempre ricoperto un ruolo di grande rilievo. Nella concezione olistica del mondo arcaico, lo sciamano funge infatti da mediatore tra la comunità e il mondo degli spiriti. E quello di riportare indietro l’anima umana, dopo averla sottratta con le buone o con le cattive allo spirito che l’aveva rapita, è uno dei suoi compiti più importanti. funzione  dello sciamano è accreditata infatti da un sistema di credenze quasi universale, in base al quale le difficoltà che l’uomo incontra nella sua vita sono sempre causate dall’interferenza di spiriti negativi, e possono essere superate grazie all’aiuto di spiriti benevoli. In ogni suo atto quotidiano (caccia, raccolta, allevamento, viaggio) all’uomo capita di superare i limiti imposti dagli spiriti che controllano il territorio in cui vive e transita, con il rischio di vedersi sottrarre l’anima e con ciò subire un male fisico spesso moltale. Infatti è proprio questa sottrazione causare i malanni che spingono un membro della comunità a rivolgersi allo sciamano, il cui compito consiste nello scoprire la provenienza del male, cioè nell’identificare lo spirito che ha compiuto il “furto” e nel contrattare con lui la restituzione dell’anima. Nel gioco il fanciullo lancia il sassolino su un riquadro, poi lo raggiunge saltando, lo raccoglie e lo riporta al punto di partenza. Quella che viene scimiottata è l’azione dello sciamano il quale, agendo in trance, cioè in uno stato alterato di coscienza, si trasferisce nel cosmo per raggiungere la sede (una regione del cosmo) dello spirito che autore del rapimento dell’anima e, dopo aver contrattato la sua restituzione, la riporta al suo legittimo possessore, restituendogli la salute. In tal modo il Gioco del Mondo risulta a tutti gli effetti un rituale di guarigione.

fegatopiacenza mandala a 9

Nella religione indù il quadrato suddiviso in caselle (da 4 fino a  91) è una rappresentazione dell’Universo (Mandala). Esistono molti tipi di mandala – tra questi la tavola del gioco degli scacchi – i più semplici dei quali, a quattro e nove quadrati (sopra, immagine  a sinistra e al centro), hanno singolari corrispondenze con il registro centrale del tracciato del Gioco del Mondo. Nel mandala ogni casella rappresenta una porzione dell’Universo, sede di una divinità o uno spirito. Nel mandala a nove, il quadrato interno rappresenta il centro del cosmo, sede del dio creatore Brahma, mentre gli otto quadrati periferici, occupati dai rispettivi dei e spiriti, sono  orientati sia verso i punti cardinali, sia (diagonalmente) verso i punti che indicano il sorgere e tramontare del sole al solstizio d’estate e d’inverno. Per la religione etrusca anche al modello in bronzo del fegato di pecora rinvenuto a Piacenza (II sec. a.C., sopra a destra),  riproceva la forma dell’Universo, che veniva utilizzato dai sacerdoti etruschi per le divinazioni.  Il fegato è una rara testimonianza delle pratiche religiose etrusche volte all’interpretazione del volere divino, mediante l’osservazione ed il confronto del fegato di un animale sacrificato con il modello in bronzo. E’ suddiviso in 16 regioni marginali, che rappresentano la ripartizione della volta celeste e 24 regioni interne. Ognuna delle 40 regione reca il nome dello spirito che lo governa. Tale spirito che veglia sul suo territorio, secondo lo sciamano, è il responsabile del rapimento dell’anima, dunque della malattia incorsa ad un membro della sua comunità. Dopo essere entrato in trance ed aver raggiunto la sede dello spirito, lo sciamano tratta con lui la restituzione dell’anima rapita.

tracciatoAtracciatoB

Sopra a sinistra: il tracciato A del Gioco del Mondo; a destra: il tracciato B.  Nelle due immagini è evidenziato in blu il quadrato (la terra) e in rosso la croce (l’orientamento rispetto a specifiche regioni dello spazio ). A è orientato verso i punti cardinali (equinozio), B verso i punti dove sorge e tramonta il sole nel solstizio d’estate e d’inverno. Alle due forme corrispondono due diverse modalità di deambulazione: Nel tracciato A il giocatore salta con un piede da un riquadro all’altro (cioè percorre (volando?) il tratto tra la terra e il cielo e ritorno); nel tracciato B l’alternanza di un salto su un piede e uno su due piedi, dà luogo ad una sorta di danza.
            sonno di giacobbe  fig4                      
(A sinistra) Stele antropomorfa di Triotosenda (Spagna, II millennio a.C.) La stele è una rappresentazione l’Universo  con due modalità di lettura: da una parte sono riconoscibili i tratti antropomorfi, individuabili soprattutto nel viso: l’universo è un’entità assimilabile a un corpo; 2- tale universo è suddiviso in “parti” e queste parti corrispondo ad uno specifico tracciato del Gioco del Mondo i cui tratti sono il riassunto dei tracciati A e B. Infatti, questo tracciato è formato dall’elemento circolare superiore (il cielo delle stelle fisse), mentre nel resto del corpo è rilevabile il tracciato B. (A destra) Il Sogno di Giacobbe, Bibbia di Venceslao,1389. Hofbibliotheck, Vienna).  Mentre Giacobbe dorme con la testa appoggiata su una pietra, gli appare in sogno una scala  che scende dal cielo e si apponggia sul sasso. La scala, da cui scendono e salgono gli angeli e sulla cui cima si manifesta Dio, è l’asse che collega il cielo alla terra, mentre la pietra è il centro del mondo.

Nonostante l’impostazione “non scientifica” (secondo all’opinione dei “scientisti”), le mie ipotesi sul Gioco del Mondo sono state presentate al XII Seminario di Archeoastronomia,  organizzato a Genova nel 2010 dall’Associazione Ligure per lo Sviluppo degli Studi Archeoastronomici, ottenendo quello che Popper definisce un ampio “accordo intersoggettivo”.  Nello stesso anno la ricerca è stata pubblicata sul nr. 36 del BCSC (Bollettinodel Centro Camuno di Studi Preistorici). Nel 2015 è giunta la richiesta di pubblicazione su “Astronomia”, rivista degli Astrofili Italiani (nr. 3 anno XL). Entrambi gli articoli sono on line sul sito Academia. edu e si possono scaricare.

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