La mente incarnata, secondo Fritjof Capra e Pier Luigi Luisi.

da | Apr 18, 2019 | Senza categoria | 0 commenti

Il concetto di mente incarnata è ben esposto da Fritjof Capra e Pier Luigi Luisi nel libro “The Systems View of Life: A Unifying Vision” (Cambridge University Press, 2014). Gli argomenti sviluppati in alcune pagine di quel libro costituiscono una interessante premessa alla ricerca delle scienze cognitive sull’idea del corpo e il concetto di incorporazione.

“I più recenti studi di linguistica cognitiva – dicono Capra e Luisi –  mostrano come la ragione umana non trascenda il corpo , così come sosteneva la filosofia dai presocratici fino alla fine dell’800, ma, al contrario, essa è formata in modo determinante dalla natura specifica del nostro corpo, del nostro cervello e della nostra esperienza corporea. La struttura più autentica della nostra ragione si sviluppa dai nostri corpi e dai nostri cervelli” (pag. 344).

Nel 1997 il primatologo Roger Fouts sostenne che il linguaggio delle origini fosse incarnato nei gesti e la sua evoluzione si sia svolta a partire dalla gestualità insieme con la coscienza umana. Secondo Fouts i primi ominidi comunicavano con le mani ed erano riusciti a sviluppare alcune abilità, tra le quali quella di compiere precisi movimenti manuali sia ai fini della comunicazione interpersonale, sia della produzione di strumenti. Solo più tardi l’uso della parola sarebbe stato affinato grazie all’acquisita capacità di elaborare una sintassi, ed alla ripetizione di sequenze complesse nella fabbricazione di strumenti (ad esempio la scheggiatura delle pietre), nella gestualità e nell’esercizio a formare parole. La nozione di mente incarnata è coerente anche con l’affermazione di Damasio (1999, p.284), secondo il quale l’esecuzione di tutti i processi cognitivi coscienti dipende da rappresentazioni dell’organismo, il cui comune fondamento è il corpo. In altre parole, la mente è per sua natura incarnata” Pochi anni dopo Damasio, T. J. Csordas ha affermato che il corpo è la fonte soggettiva dell’esperienza, cioè il canale attraverso il quale si esprime il nostro essere-nel-mondo (Incorporazione e fenomenologia culturale, 2003).

Luisi e Capra approfondiscono l’argomento spiegando l’incarnazione della mente con l’esempio, già utilizzato in precedenza da Lakoff e Johnson (1999), del gatto di fronte ad un albero Se analizziamo questa relazione spaziale dobbiamo concludere che essa costituisce un fatto del mondo esclusivamente perchè è una proiezione della nostra esperienza corporea. Infatti “è il nostro corpo a definire un insieme di relazioni spaziali fondamentali che noi non usiamo solo per orientarci, ma anche per percepire la relazione di un oggetto con un altro”.

“Alcuni dei nostri concetti incarnati sono anche la base di certe forme di ragionamento, il chè significa che anche il modo in cui pensiamo è incarnato. Quando ad esempio distinguiamo tra dentro e fuori, esprimiamo la tendenza a visualizzare la relazione spaziale nei termini di un contenitore con un dentro, un confine ed un fuori. Questa immagine mentale, che è radicata nell’esperienza del nostro corpo come contenitore, diventa la base di una certa forma di ragionamento” (344). Se ad esempio immaginiamo una tazza all’interno di una ciotola ed una ciliegia all’interno di una tazza, avremo la certezza, semplicemente guardandola, che la ciliegia che è nella tazza è anche nella ciotola.

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